Il Guarito Immaginario

Qui si fa della filosofia barbogia sulle radici ultime del tifo genoano. Si discute animatamente sugli atteggiamenti dei tifosi e sui loro effetti e si esalta il bisogno di Poesia e di Tragedia dei Grifoni. Si parla di quella testa fina di Gasperini e di molti cialtroni (primo tra tutti l'Autore) ma non si parla di Genoa Arezzo e della espulsione di Stellini. In sintesi, perdete ogni speranza  voi che entrate: questo pezzo è divertente come la Corazzata Potemkin in un giorno di novembre, senza sottotitoli .

 

La risposta di Cecco alla mia polemica di qualche giorno fa ha i consueti pregi di deliziosa arguzia ma, dal mio punto di vista, un difetto capitale: quello di eludere completamente la sostanza della questione che ho posto.

La riassumo allora brevemente, visto che è di strettissima attualità rispetto a ciò che sta capitando in queste settimane e ha, secondo me, una importanza strutturale, costituendo l'unica via per invertire una tendenza pluridecennale di rovesci sportivi rossoblù (e, io deliro, lo so, di vita genovese).

In sintesi, io sostengo che:

a) il tifoso genoano medio (medio come il pollo di Trilussa, ovviamente) rispetto al fatto tecnico calcistico è un indifferente e/o un clamoroso incompetente. Potete  offendervi quanto volete, ma spiegatemi altrimenti perchè restiamo attaccati come cozze a una squadra che negli ultimi 80 anni avrà giocato un buon calcio si e no 4 o 5 anni (quelli bisestili con eclissi, e almeno in uno di quegli anni eravamo a militare al largo di Lampedusa, fuori dalla portata del segnale radiotelevisivo). 80 anni spesi a vedere i "fenomeni" in maglia rossoblù (da Grop a Badra, per ricordarne di recenti) non possono aver affinato una gran competenza calcistica, al contrario, io credo, hanno determinato un analfabetismo calcistico di ritorno, nella migliore delle ipotesi. Le ragioni per cui si tifa Genoa sono altre. E' quello che io sintetitizzo dicendo "io non amo il calcio, amo il Genoa". Il che non e' affatto un male, anzi, ma bisogna prenderne atto.  Prenderne atto significa che le disquisizioni tecniche di un genoano hanno la stessa autorevolezza di quelle teologiche di un livornese o la ripresa in salita di una vecchia Trabant: Zero virgola Zero;

b) il tifoso genoano medio, disinteressato o incompetente quanto all'aspetto tecnico, è storicamente dannoso per i risultati sportivi della squadra. Poiché non credo ai complotti dei Gesuiti o alla Sfiga Astrale, non mi spiego altrimenti il fatto che i risultati sportivi siano inversamente proporzionali all'attaccamento dei tifosi, su un campione ormai di parecchi decenni. Anche di questo bisogna tener conto. Se si tiene ai risultati sportivi, si deve cambiare atteggiamento. Se non si tiene ai risultati sportivi non bisogna lamentarsene, a meno che, come è lecito sospettare, le disgrazie del Genoa siano ciò per cui i genoani pagano il biglietto e tutto solo una gigantesca nevrosi (si tifa Genoa per poter piangere);

c) il tifoso genoano medio non è in grado di distinguere coloro che sanno fare il bene (sportivamente) della squadra. Se ne possono portare decine di esempi. Ne scelgo due. Qualche anno fa, uno dei pochi che abbiano fatto del bene oggettivo e tutto sommato gratuito al Genoa, Osvaldo Bagnoli, se ne è andato tra le pernacchie dei tifosi (a proposito, mai letto alcun mea culpa al riguardo). In questi giorni, invece che fare fronte comune o vivere serenamente una rincorsa alla testa della classifica in un campionato bellissimo, per quanto può essere "bellissimo" un campionato di pallone, si discute degli errori umani (è un arrogante) o tecnici (deve giocare Leon, fare la difesa a 8, disporsi a testuggine, saltare su un piede solo, tagliarsi le unghie, non sa fare la majonese) di Gasperini (lapidariamente e genialmente definito in una trasmissione sportiva locale come "troppo serio per il Genoa").

A me questi discorsi, più che provocazioni personali di Cecco (e per questo mi permetto di polemizzare), paiono la proiezione di un desiderio diffuso di catastrofe. E mi pare che questo desiderio di catastrofe sia la cifra stilistica di un certo modo di essere genoani.  Un modo che per me è stucchevole come lo sarebbe una serie di telefilm polizieschi in cui, in ogni puntata, l'assassino fosse quello con i baffi e il ghigno satanico fin dalla prima scena e la vittima sempre quella un po' grassa con gli occhiali.

Per carità, è ovviamente tutto legittimo, siamo in un paese libero: il calcio è una favola in cui ognuno cerca la morale che serve a dargli più soddisfazione. Permettetemi però, per gli stessi valori di libertà, di esprimere il mio modesto gusto personale. Sarà che sono molto meno ottimista e forte di Cecco e del Genoano medio (che a parole si professano pessimisti e deboli, ma non lo sono affatto), ma io di gente che si affonda la barca da sola per poi urlare trionfante: "che eroe che sono, non sono neanche annegato", mi sono un po' stufato.

Sognerei una barca dove tutti remano nella stessa direzione o, almeno, non danno la colpa al Tifone di Trasta se non approdano mai da nessuna parte.

Ognuno, del resto, ha i sogni che si merita.

Principe Myskin

 

 

Genoa, 11 marzo 2007

 

 

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