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Humilté
Poiché mi piacciono i particolari meno evidenti, di Genoa Brescia isolo tre fotogrammi. Forse sono cose vere, forse le ho sognate. Le dico lo stesso, perché non bisogna vergognarsi delle illusioni. Uno concerne la cosiddetta arroganza di Gasperini. A un certo punto si è messo a dialogare con Milanetto e non ha avuto alcuna esitazione, è parso ai telecronisti e a me, ad accogliere i suggerimenti del suo giocatore sulle posizioni del centrocampo, in particolare quella del regista e di Coppola. Questo, insieme alla posizione di Gasparetto, mi son sembrate prove evidenti del fatto che, lungi dall'essere un integralista, il mister è, più semplicemente, una persona assai intelligente. Mi è poi molto piaciuta l'esultanza limpida e genuina del mister sui goal e ho trovato delizioso, soprattutto, lo sguardo quasi pudico e in tralice che, subito dopo, in tutte e tre le occasioni, ha rivolto alla telecamera, quasi l'imbarazzo di essere stato colto in un momento intimo. Un gesto in cui ho voluto cogliere la serietà e il gusto del sottotono del "come si deve, ma senza strepitare" che, ho imparato a conoscere, è la cosa più bella e ammirevole dei torinesi. Ma forse noi preferiamo la gente alla Lavezzini, che si tatua un grifone dopo 5 giorni che è arrivata a Genova (e ovviamente si fa fotografare su tutti i giornali). La terza è la sostituzione di Greco: se non determinata da questioni fisiche, è stata una mossa intelligente, vista la tendenza del lungocrinito attaccante ad essere un po' troppo narciso e la conseguente opportunità di tenerlo sotto pressione. Per il resto, sono pienamente soddisfatto della gestione della squadra, in cui, spesso, vedo sintomi di coesione che altri allenatori molto più scenografici non avevano saputo creare. Non mi addentro invece in considerazioni tecnico tattiche, poiché, come genoano, sono consapevole di non capirne niente, per definizione. Se son rose fioriranno, se son spine, siamo genoani.
Genoa, 14 marzo 2007
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