Cosa è che fa di un vero tifoso di calcio una persona speciale ? Il trasporto con cui segue le vicende della propria squadra, insieme, e a volte prima, delle vicende della sua vita stessa; ne segue la vita e le vicissitudini partecipandovi come se fosse qualcosa di suo. Da questo punto di vista il tifoso genoano è, come per molti altri aspetti, unico. E per questo motivo, in questo momento, è “il tifoso” per antonomasia.

Mi spiego meglio.

Abbiamo stabilito che la squadra, la maglia, la società, sono qualcosa che appartiene al tifoso. Bene, andiamo avanti. In questo momento la società non esiste, la squadra fa quello che può, sopperendo a lacune tecniche con la grinta e il carattere in cui il tifoso, per tendenza innata, si immedesima sempre di più. Quindi si rafforza il concetto che qualcosa di nostro sopravviva anche grazie a noi, che siamo giustamente convinti di poter incidere sulla grinta più che sulla tecnica calcistica.

Se poi aggiungiamo che alla guida di questi ragazzi c’è una bandiera degli anni che furono, genoano quanto e forse più di noi, e che in questo momento l’ardore che spinge la squadra non è certo il denaro, che non prendono da mesi, il quadro è completo. In questo momento siamo i tifosi più fortunati d’Italia, perché mai come in questo momento noi “siamo” sempre di più il Genoa. Paradossalmente anche l’anno scorso, pur dalla vetta della classifica, avevamo qualcosa di nostro per cui gioire: l’allenatore era un nostro uomo, voluto dalla piazza, e la squadra non era certo eccelsa, visto che, terminato l’afflato magico tifosi-allenatore-squadra, è crollata come un castello di carte.

Ragioniamo ora per assurdo: domani arriva un facoltoso imprenditore, diciamo, per puro esempio, un petroliere. Ci compra i giocatori migliori sulla piazza, qualcuno sa già che quella maglia la vestirà solo per un anno, ma non importa: sono i migliori, e la squadra è nuova di zecca. Vince a mani basse, perché non ha rivali. Ma la soddisfazione dov’è ? Prima di avere delle bandiere da rispettare, prima di avere le soddisfazioni epidermiche che solo il calcio a prescindere dal denaro sa regalare, passeranno degli anni, e nel frattempo cosa saremmo ? Saremmo una GT giapponese, fiammante di concessionario, pagata con la freddezza di un unico assegno, che gareggia con una vecchia Fulvia Coupè, testata ribassata, marmitta tonante, un po’ sbiadita di carrozzeria, ma tenuta da Dio, col suo fascino tutto intatto: la gara la vinceremmo, ma chi guida e cura la Fulvia, col suo sudore e le sue cambiali, dentro di lui ha già vinto prima di cominciare.

Saremmo quindi spettatori, amanti del bel calcio, intenditori persino………ma tifosi no.

Ricordate gente, ricordate: solo chi soffre impara ad amare.

 

Liaigh