La via per la dignità

Vai ai contenuti

La via per la dignità

Druidi
Pubblicato da Cecco Angiolieri in Il campionato · 22 Gennaio 2022
Tra le molte caratteristiche per le quali il Genoa è famoso, vi è l’assoluta imprevedibilità dei destini che attendono squadra, società e tifosi.
E’ sempre stato così.
Quando nei primissimi anni sessanta mio nonno (classe 1899) incominciò a portarmi allo stadio, mi resi immediatamente conto che tanto più saliva la passione per questa ben strana squadra, che uno juventino o un milanista non avrebbero mai capito, tanto più gli accadimenti che la riguardavano, si ammantavano di mistero, diventavano assolutamente imprevedibili, e generavano un’ansia e una angoscia, tanto terribili quanto, però, generatori di una dipendenza da cui proprio non si riesce ad uscire.
Forse è proprio questo il motivo per cui molti di coloro i quali, per qualsiasi ragione , si sono trovati coinvolti in squadra o in società, vengono inesorabilmente   attratti nel Gorgo  Maelström del Grifone, da cui, come ben sappiamo noi tifosi per esperienza di una vita, non si riesce più ad uscire.
Altrimenti non capiresti come mai un grande giocatore degli anni 80, René Vandereycken, che solo i tifosi più anziani possono ricordare (gran bel giocatore visto con gli occhi di adesso) , in una intervista abbia confessato che da anni segue sempre la squadra rossoblù di cui è affezionatissimo tifoso.
Ritornando alla partita, confesso che non ho il minimo straccio di motivazione razionale che possa spiegarmi l’incredibile trasformazione psicologica, ma anche atletica della squadra. L’unica che mi viene in mente è che l’allenatore sia venuto in possesso del ricettario del connazionale Theodor Gilbert Morell , medico di Hitler dal 1936 al 1945, che aveva imbottito il dittatore di pillole che avevano convinto il Kaiser ad essere a due passi dalla vittoria, nello stesso momento in cui i Russi si accingevano a bussare alla porta del bunker.
Capisco la perplessità dei lettori, ma cosa altro può spiegare, ad esempio, il ritorno di Badel nel ruolo di giocatore di calcio, dal ruolo di imbianchino che il medesimo aveva esercitato sino ad oggi? E il fatto che tutti, dico tutti i giocatori, nessuno escluso, siano riusciti ad arrivare per primi sulle seconde palle? E come è possibile che InKuban sia tornato a somigliare, sia pure solo vagamente, ad un giocatore di calcio? Ancora più incredibile è poi che l’arbitro ci abbia dato contro: una cosa simile non si vedeva più dall’anno scorso, perché quest’anno finora eravamo tanto grammi, che l’intervento dell’arbitro era assolutamente superfluo.
Ah, comunque nessuno si illuda, resto sempre pessimista sulla salvezza, ma ora ho la speranza che quantomeno salveremo la dignità.
                       Cecco Angiolieri


Torna ai contenuti